Borse: domani cosa succederà ?


22 Febbraio 2009 - La settimana trascorsa si è conclusa con un ennesimo tonfo delle Borse di tutto il mondo che, solamente in Europa, hanno bruciato oltre 154 miliardi di euro.
Anche in questa occasione sono state le banche ad essersi trovate nell’occhio del ciclone e ad aver trascinato con sè gli altri titoli dei listini a causa delle voci di una possibile nazionalizzazione di alcuni istituti di credito.

Con la caduta di venerdì scorso i listini sono tornati ai livelli di sei anni fa: Francoforte, Parigi e Milano hanno visto i propri indici di riferimento calare di oltre 4 punti percentuali mentre solo Londra ha limitato le perdite fermandosi poco sopra i tre punti.

Sotto gli occhi dagli analisti ci sono stavolta i due gruppi americani Citigroup e Bank of America, sospettati, forse non a torto, di un possibile ingresso dello stato americano nel loro capitale. Le smentite, evidentemente, non sono bastate a fugare le paure ed a nulla sono valse le parole del portavoce del presidente Obama, che ha affermato come sia preferibile che le banche restino private.

Queste parole hanno avuto l’effetto calmieratore sul listino di Wall Street che, si è limitato a perdere poco più dell’1,3%. Al contrario, il ministro dell’economia francese, Lagarde, non ha escluso un intervento dello Stato per evitare il ripetersi di nuovi fallimenti dopo quello di Lehman Brothers.

A Piazza Affari sono stati penalizzati in maniera pesante Intesa-SanPaolo e Banco Popolare, con vistosi segni meno, il 15% per Intesa e circa il 12% per il Banco Popolare.

La caduta dei titoli bancari italiani, che non ha mancato di riguardare un altro illustre istituto da tempo nel mirino del mercato, Unicredit, non è stata in minima parte influenzata dal via libera definitivo dell’Unione Europea ai cosiddetti Tremonti bond per un importo complessivo di circa 10 miliardi di euro: a pesare ancora sulle quotazioni dei bancari sono le difficoltà per la situazione nell’Est europeo e per il fatturato e gli ordinativi dell’industria che, secondo i dati Istat relativi a dicembre scorso, sono in forte calo.

Sia Bazoli che Profumo, inoltre , si sono dimostrati molto freddi circa l’ipotesi di una nazionalizzazione delle banche italiane, mentre il primo si è detto disposto a sottoscrivere i titoli del ministro dell’economia Tremonti.

Maurizio Zani - XageneFinanza2009



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