Bot: rendimenti mai così bassi


12 Marzo 2009 - Prosegue inesorabile la diminuzione dei rendimenti dei Bot: l’asta di ieri, mercoledì, ha visto abbattere il muro dell’1% sia nella scadenza a 3 mesi che in quella ad 1 anno.

I valori raggiunti sono i più bassi dal 1980 ed ora il guadagno che si ottiene da questi titoli di Stato non copre nemmeno l’inflazione tendenziale, attestata nell’ultimo rilevamento disponibile all’1,6%.

Scendendo nei dettagli, i Bot a 3 mesi sono stati collocati all’1,079%, valore che al netto delle spese e commissioni scende allo 0,55%, mentre i titoli annuali, assegnati all’1,315%, lasciano in tasca ai risparmiatori lo 0,85 % netto.

Nonostante queste cifre minime, il risultato dell’asta di ieri è stato lusinghiero per il Tesoro, che è stato inondato di richieste: ben 19 miliardi di euro rispetto ai 12 miliardi stabiliti, con grande soddisfazione per il Ministero dell’Economia, che dovrà sborsare meno euro per pagare gli interessi che gravano sul debito pubblico.

E’incredibile come in soli due mesi, da gennaio ad oggi, i rendimenti abbiano inserito la retromarcia: i titoli trimestrali a gennaio scorso rendevano l’1,669% e quelli annuali l’1,839%.

Come mai continua il fascino di questi titoli, anche quando i rendimenti sono ai livelli minimi ?
In gran parte i compratori sono le banche e gli investitori istituzionali che nelle loro scelte di breve termine vedono la prospettiva di un ulteriore taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea.
Molte scelte poi provengono dall’estero, visto che circa la metà del debito pubblico dell’Italia si trova in portafogli fuori dal Paese.

I piccoli risparmiatori, molto probabilmente, non sono attualmente interessati a titoli dai rendimenti così poco allettanti: dai dati resi noti da Bankitalia risulta che le famiglie italiane hanno progressivamente incanalato i loro investimenti verso strumenti finanziari emessi dalle banche.

L’ufficio studi di Bankitalia ha calcolato come il flusso delle somme riversate verso gli Istituti di credito sia passato dai 40 miliardi degli anni passati agli oltre 110 miliardi di oggi.

La parte del leone l’hanno fatta le obbligazioni che hanno offerto tassi d’interesse superiori a quelli dei Titoli di Stato ed i conti deposito, che si sono distinti per la loro aggressività in fatto di rendimenti, costi di gestione nulli, semplicità e trasparenza.

Maurizio Zani - XageneFinanza2009



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