Bot: siamo al rendimento zero


30 Agosto 2009 - La parola rendimento non sembra in questo periodo troppo appropriata ai Titoli di Stato per eccellenza, i Bot: mai come in questi giorni, infatti, stiamo assistendo alla discesa della rendita di questi storici paracadute del risparmio italiano.

Comprare oggi i Bot, infatti, significa rinunciare in partenza ad ogni tipo di remunerazione dei propri risparmi; mercoledì scorso, 26 agosto, si è svolta la consueta asta di questi titoli nella loro scadenza semestrale e il rendimento che otterranno coloro che si sono avventurati nella sottoscrizione sarà dello 0,08%.

Tenuto conto che questi titoli, al netto della ritenuta fiscale del 12,5%, rendono lo 0,48% e che il costo del servizio di collocamento richiesto dagli Istituti di credito è quantificabile in un ulteriore 0,20%, ecco che si giunge a questi rendimenti irrisori.

Ed il nuovo minimo storico raggiunto in settimana è assai lontano dai rendimenti che si potevano ottenere solamente un anno fa.
Tutto questo avviene perché ad ogni asta la richiesta dei sottoscrittori è superiore di gran lunga all’offerta.
A farla da padrone sono naturalmente gli investitori istituzionali che preferiscono parcheggiare la loro cospicua liquidità nei caveau della Banca d’ Italia piuttosto che utilizzarla per investimenti produttivi.

La situazione non cambia di molto se si passa ai Ctz: in questo caso il titolo che scade il 30 giugno 2011 arriva a rendere l’ 1,29%, di poco sopra l’ inflazione attuale ma, in ogni caso, questo è anche il rendimento più basso di sempre.

Venerdì scorso, invece, si è assistito alla dèbacle dei Cct che, secondo le indicazioni rese note da Assiom, hanno spuntato un rendimento lordo dell’ 1,14%, pari allo 0,99% al netto di ritenute fiscali e commissioni di sottoscrizione.

Anche nel campo del reddito fisso è continuata la tendenza al ribasso dei rendimenti: il Btp decennale con scadenza 2019 ha offerto venerdì scorso il 3,43% netto e quello con scadenza 2012 un netto dell’ 1,88%. La scarsa attrattiva dei tassi non ha tuttavia scoraggiato i sottoscrittori ed il Tesoro ha potuto chiudere un’ ennesima sessione di offerte con responsi lusinghieri.

Da una parte, le grandi richieste aiutano lo Stato in un momento di grande difficoltà a causa della necessità di finanziare il debito per rilanciare l’ economia, dall’ altra il Ministero del Tesoro paga meno interessi che gravano non poco sul nostro Pil.

Maurizio Zani - XageneFinanza2009



Indietro

2000-2014© XAGENA srl - P.IVA: 04454930969 - REA: 1748680 - Tutti i diritti riservati - Disclaimer