Bot trimestrali: sotto zero


11 Settembre 2009 - Per la prima volta dallo loro introduzione i Bot offrono dei rendimenti negativi: alla paradossale situazione si è giunti ieri, 10 settembre, quando all’asta dei titoli con scadenza trimestrale, il rendimento toccato è risultato talmente basso da non coprire neanche le commissioni riservate agli istituti di credito per acquistarli.

Anche se si è alla ricerca di un rischio vicino allo zero, è tuttavia davvero impensabile dover pagare per investire i propri soldi.

Secondo lo studio effettuato dall’Associazione degli operatori in titoli, l’ Assiom, il prezzo netto di aggiudicazione del titolo trimestrale ottenuto dal Tesoro è stato pari a 99.92 per ogni 100 di valore nominale: e questo perché, a fronte di un’offerta di 4 miliardi, sono giunte richieste di sottoscrizione pari a 9.6 miliardi di euro.

Il rendimento lordo, pari alla differenza tra 100 e 99.92, una volta detratta la ritenuta fiscale porta il rendimento netto allo 0.32%.

Ma la commissione di sottoscrizione dovuta alle banche per questo titolo, fissata allo 0.1%, porta il prezzo complessivo a quota 100.02, con una differenza negativa dello 0.08%.
Se si dovessero investire 10.000 euro in Bot a tre mesi, insomma, si dovrebbe spendere 8 euro.

Solo un anno fa, in piena crisi economica, lo stesso titolo rendeva il 3.3%, mentre ieri, per la prima volta, si è scesi in territorio negativo.

Si salvano i titoli annuali che, sebbene siano giunti anch’essi ai livelli più bassi di sempre, dal rendimento dello 0.65% al netto della ritenuta fiscale, si passa allo 0.35%, una volta detratta la commissione di sottoscrizione che in questo caso è prevista nella misura dello 0.3%.

Un consiglio per i piccoli risparmiatori: si può chiedere alla banca la retrocessione delle aliquote di sottoscrizione, in modo che la commissione di collocamento venga ridotta o azzerata del tutto: ma questo dipende in gran parte da quanti titoli si intende acquistare.
Più la cifra è alta, maggiore sarà il potere di contrattazione con la banca.

Vale comunque la pena di ricordare ancora una volta che gli acquirenti dei Bot sono ormai da tempo le tesorerie delle banche, che, in questo modo, parcheggiano la loro notevole liquidità invece di immetterla nel circuito produttivo: i Bot people ormai sono un ricordo del tempo andato destinato a rimanere tale per molto tempo ancora se i rendimenti resteranno così bassi.

Maurizio Zani - XageneFinanza2009



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