Il grande ritorno dei Bot

12 Ottobre 2008 - La crisi economica che grava sull’economia italiana ha spinto i risparmiatori verso i titoli di Stato.

Un numero sempre maggiore di persone sta abbandonando frettolosamente le azioni e cerca rifugio nel reddito fisso.

L’aspetto in parte negativo di questa nuova, recente riscoperta del Bot e dei suoi simili, si traduce però in una riduzione dei rendimenti in quanto è sempre valida, mai come ora, la regola che l’aumento della domanda ha come contropartita la riduzione del rendimento.

Di fronte al nuovo ed in parte inatteso boom di richieste di sottoscrizioni, provenienti in maggior parte dal pubblico, il ministero del Tesoro si è visto costretto ad innalzare in maniera sostenuta l’offerta.
Ne ha risentito il Bot a scadenza trimestrale che, dai 4 miliardi di euro offerti, ha raggiunto i 6 miliardi: il suo rendimento lordo però, è sceso di ben 1,87 punti percentuali ed ha raggiunto il 2,35%, il minimo dall’ottobre 2005.

Coloro che hanno sottoscritto il Bot a scadenza annuale hanno a loro volta visto il rendimento calare dell’1,24% e raggiungere il 3,06% lordo.

La fuga dalle azioni, ed in parte anche dal pianeta fondi comuni, è il segnale dello stato di incertezza che stanno vivendo in questi giorni i risparmiatori. Rappresenta un cambiamento di rotta a 360 gradi rispetto alla vecchia epoca dei Bot people, quando, al contrario, era il ministero del Tesoro a dover aumentare i tassi di rendimento per riuscire a vendere i propri titoli sul mercato.

Allora ci si fidava poco dello Stato mentre riscuotevano fiducia le banche, impegnate a distribuire certificati di deposito tassati al 27%, mentre ora succede tutto il contrario, e si fugge da qualsiasi strumento finanziario per rifugiarsi nel vecchio, sicuro, Bot.

E a nulla è servito il fato che l’attuale remunerazione del titolo di Stato sia inferiore all’inflazione: in questo momento si guarda soprattutto alla sicurezza dell’investimento.

Maurizio Zani - XageneFinanza2008