Il ritorno di fiamma dei Corporate bond


22 Giugno 2009 - Sulla scia del grande ritorno sul mercato dei corporate bond, l’ Italia non fa mancare la propria importante presenza: da Eni a Telecom Italia, da Bulgari a Wind, le emissioni col tricolore stanno facendo la loro parte in un mercato che Thomson Reuters ha calcolato, nel solo primo trimestre 2009 pari a 250 per un controvalore di 330 miliardi di euro, che saliranno a 750 miliardi nel primo semestre dell’anno.

I corporate bond , inclusi quelli legati ai gruppi bancari, sono tornati di nuovo interessanti sul mercato dalla fine del 2008. I rendimenti offerti dalle aziende, anche a causa dell’erosione dei rating societari, sono in questo momento assai appetibili, sia rispetto ai listini azionari troppo altalenanti sia ai titoli governativi, poco remunerativi.

Il rovescio della medaglia è rappresentato dal rischio default. E l’ ipotesi non è poi così remota; è sufficiente guardare la lista delle numerose società che negli Stati Uniti hanno chiesto la bancarotta controllata.

Le società e le banche italiane sono ritornate a chiedere finanziamenti al mercato, anche se le emissioni non sono tutte riservate al mercato dei piccoli risparmiatori: delle ultime proposte solo l’emissione del prestito obbligazionario Eni era rivolta al pubblico e, a giudicare dal numero di richieste pervenute, i risparmiatori hanno mostrato di apprezzare l’offerta.

Infatti, a fronte di un’offerta di 1 miliardo di euro, subito portata a 2, sono giunte richieste per circa 4 miliardi di euro, che, se da una parte sono il segnale di fiducia del pubblico nei confronti della società petrolifera, dall’altra porteranno molto probabilmente il rendimento delle obbligazioni verso la parte bassa della forchetta.

Anche le banche si muovono. Ad aprile Unicredit e Monte dei Paschi di Siena ( Mps ) hanno offerto un bond da 1 miliardo di euro ciascuna sul circuito europeo, quello riservato agli investitori istituzionali: questo significa che dopo un anno l’obbligazione potrà essere venduta al pubblico. Questo ha permesso di evitare la richiesta di garanzia statale che le avrebbe costrette ad aumentare il rendimento.

Per tutte le emissioni a tasso fisso resta però l’incognita dell’inflazione, che ora è ai minimi storici, ma bisognerà vedere l’impatto degli interventi pubblici sull’andamento del corso dei prezzi nei prossimi anni per valutare la convenienza o no dell’investimento.

Maurizio Zani - XageneFinanza2009



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