Risale il rendimento dei Bot


14 Agosto 2009 - Il famoso detto una rondine non fa primavera è sempre valido e quindi può sembrare prematuro ma, stando alle ultime novità emerse martedì scorso, si può affermare che i Bot stiano tentando il recupero.
Si parla naturalmente del rendimento di quello che fino agli ultimi mesi è stato il bene rifugio preferito dai risparmiatori italiani e che da qualche tempo, complice il livello dell’inflazione giunto ai valori minimi degli ultimi 50 anni, sta subendo la concorrenza sempre più spietata di altri prodotti fino ad oggi praticamente ignorati dai più.

Nell’ultima asta svoltasi martedì 11 agosto, il titolo con scadenza ad un anno ha fatto registrare un rendimento dello 0,951%, nulla di eccezionale visti i tempi di vacche magre, ma sempre in rialzo dal minimo storico dello 0,859% dell’asta di giugno scorso.

Per i risparmiatori, che naturalmente guardano ai rendimenti, la remunerazione resta insoddisfacente: se si toglie dal rendimento lordo in questione sia la ritenuta fiscale, uguale per tutti i titoli di stato, che la commissione bancaria, in questo caso pari allo 0,30%, ecco che il rendimento in tasca al risparmiatore scende allo 0,53% per un anno, assai poco di più dell’ultimo dato sul tasso d’inflazione disponibile, lo 0,5%.

Bisogna però dire che lo scenario cambia in maniera decisa se si abbandonano le scadenze brevi a favore di quelle più lunghe: non sono pochi, infatti, i Btp che, oltre i 5 anni di durata, rendono oltre il 4% lordo.

L’asta di martedì ha visto tuttavia un’elevata richiesta di sottoscrizioni: ben oltre i 10 miliardi a fronte dei 6,5 offerti dal Tesoro. Ma a mantenere elevate le richieste, sarebbero sostanzialmente gli Istituti di credito che, dovendo scegliere tra il rischio, in questo periodo, dei prestiti alle famiglie o alla piccole e medie imprese, ed il parcheggio meno retribuito ma più sicuro nei titoli di Stato, preferiscono di gran lunga l’ultima opzione.

Altri protagonisti importanti dell’elevata richiesta di Bot sono i Fondi comuni d’investimento monetari, visto che, in base agli ultimi dati forniti da Assogestioni, la loro raccolta netta a luglio ha fatto segnare un valore positivo di oltre 650 milioni, segno questo di una ritrovata attenzione verso il segmento del reddito fisso.

Non bisogna infine dimenticare che l’andamento del rendimento dei titoli a breve emessi dal Tesoro ricalca l’andamento del tasso Euribor, anch’esso costantemente ai suoi minimi storici da quando sono iniziate le rilevazioni. Il tasso a sei mesi veleggia oggi intorno all’1,13% e quello ad un anno all’1,35%.
Se si pensa che, appena un anno fa, era compreso in una forchetta tra il 4,5% ed il 5,5% , ecco spiegato in parte il motivo di questi bassi rendimenti.

Maurizio Zani - XageneFinanza2009



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